Stadio Filadelfia Il tempio del Grande Torino di Valentino Mazzola

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Stadio Filadelfia
Via Filadelfia, Torino, Italia
- ANNO DI COSTRUZIONE: 1926
- TIPOLOGIA: Impianto sportivo
- STATO DI CONSERVAZIONE: Rovina
La storia dello stadio Filadelfia inizia il 17 ottobre 1926 con gradinate in cemento e una tribuna in legno e ghisa costruita in stile liberty. Le poltroncine erano in legno, e tutte numerate, pronte ad ospitare 15.000 spettatori. Il Filadelfia fu lo stadio in cui giocò il Grande Torino di Valentino Mazzola e disputò 100 partite consecutive. Non perse mai. E quando arrivò la prima sconfitta, la squadra dei record non c’era più, cancellata di colpo dal disastro aereo di Superga: la più dolorosa tragedia che lo sport italiano ricordi.
Il Filadelfia e il Grande Torino sono stati una cosa sola: non a caso “il tempio” non è sopravvissuto più di un decennio alla scomparsa della squadra. Dopo la loro morte, anche il Filadelfia tacque per sempre; infatti, prima venne ceduto in garanzia alla Federcalcio e poi cadde in disuso arrivando alla parziale demolizione degli anni ’90. Da allora si sono susseguiti progetti di riqualificazione che però non hanno avuto ancora seguito.
Di fianco a costruzioni contemporanee come la piscina olimpionica, il lingotto e lo stadio comunale, oggi rimangono solo alcuni resti di ciò che è stato definito il “campo dei miracoli”.
“Filadelfia 012” nasce dalla volontà di ricordare lo Stadio Filadelfia, e catturare attraverso lo scatto fotografico ciò che rimane di una struttura che, ancora oggi, rappresenta un’istituzione per la città di Torino.
Lo scopo degli scatti, quindi, è stato evidenziare questa straordinaria presenza, oggi lasciata al degrado, al fine di evocare attraverso le immagini l’idea di spazio e di vuoto che colpisce entrando in ciò che resta dello stadio. Le immagini scelte sono una visuale completa di ciò che si vede dal un lato e l’altro delle porte: i palazzi, la città che vive la sua routine, a dispetto di uno stadio che ormai è Storia.
Simona Tratzi (simona.tratzi@gmail.com)
Max Zarri (maxzarri75@gmail.com)
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Wikipedia