Casa del fascio e dell’ospitalità Il quartier generale del partito fascista nella città natale di Benito Mussolini.
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Casa del fascio e dell’ospitalità
Via Giorgio Zoli, 2 Predappio (FC)
- ANNO DI COSTRUZIONE: 1937
- TIPOLOGIA: Sede Istituzionale
- STATO DI CONSERVAZIONE: Sottoutilizzato
Tags: Totally Terrae
Costruita su progetto dell’arch. Arnaldo Fuzzi dal 1934 al 1937, la Casa del Fascio di Predappio fu progettata seguendo i dettami dell’architettura italiana che trovava nelle opere di M. Piacentini la più autorevole espressione.
L’edificio è composto da due grandi corpi di fabbrica, posizionati ad “L” e raccordati da un nucleo centrale che ospita il sistema d’ingresso e di distribuzione. Casa del fascismo e dell’ospitalità, concepita essenzialmente come macchina propagandistica, invitava coi bagliori dei giochi e delle feste a nuove adesioni al partito. Tutto il piano terreno (sopraelevato per equilibrare le diverse quote altimetriche del sito) era destinato all’accoglimento immediato dei vari gruppi di pellegrinaggio e a centro ricreativo per gli iscritti predappiesi, mentre un ufficio turistico di propaganda, con sale di lettura e scrittura e pavimentato con linoleum a vivaci colori, proponeva ai visitatori pubblicazioni sul fascismo, guide, ritratti e cartoline illustrate. Il primo piano era destinato agli uffici dei vari comitati e a grandi sale per riunioni e congressi. Al piano seminterrato un albergo diurno ad uso dei visitatori.
Sempre al pian terreno, al di là della torre littoria, si poteva accedere ad un elegante ristorante con servizio bar. La torre littoria è in questo edificio non in posizione di cerniera, ma decentrata e il rivestimento esterno è in mattoni in cotto di color rosso cupo.
L’edificio fu inaugurato il 21 aprile del 1937, giorno natale di Roma, con un grande ballo notturno alla presenza di Rachele Mussolini, Achille Starace e Galeazzo Ciano.
(Testo tratto da “Casa del Fascio e dell’Ospitalità. La città progettata: Forlì, Predappio, Castrocaro. Urbanistica e architettura fra le due guerre.” p.288)