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Falck Concordia Dove si produceva acciaio partendo dai rottami

Falck Concordia

Viale Italia, Sesto San Giovanni (MI)
  • TIPOLOGIA: Fabbrica

Tags: xs

[…] Una volta entrati dal grande cancello dello stabilimento,‭ ‬che dà sul lungo Viale Italia di Sesto San Giovanni,‭ ‬siamo stati accompagnati all’interno del grande T5,‭ ‬che disponeva un tempo di due forni elettrici da‭ ‬120‭ ‬tonnellate,‭ ‬servizi per la carica e la fusione dei rottami,‭ ‬mezzi per il sollevamento e la fossa di colata.‭ ‬Di tutto questo è rimasta una grande struttura scheletrica,‭ ‬che la natura col tempo ha cercato di sovrastare,‭ ‬senza però cancellarne la bellezza sublime.‭ ‬Abbiamo realizzato numerose fotografie cercando di catturare ciò che il tempo non è stato in grado di rimuovere.‭ ‬Ed era come se ogni singolo cartello volesse comunicarci qualcosa,‭ ‬come se il tempo si fosse veramente fermato e come se fosse possibile immedesimarsi in quel mondo così lontano da noi in quanto passato ma così vicino geograficamente al luogo dove costruiamo il nostro futuro.

(Testo Elena Greco)

Il ricordo vivo di quel tempo l’abbiamo letto nelle parole e negli occhi di due ingegneri che hanno lavorato alla Falck e che hanno voluto condividere con noi alcune riflessioni.‭ ‬Le parole dell’ingegnere Antonio Rossini,‭ ‬che ha lavorato nello stabilimento Unione come capo reparto dell’OMEC,‭ ‬Officine Meccaniche e Costruzioni,‭ ‬ci hanno colpiti per il forte senso di appartenenza ad una realtà che‭ non vive più e di orgoglio nei confronti della sua azienda come oggi non si vede così facilmente.‭ “Io abito in una casa che era della Falck,‭ ‬qui fuori,‭ ‬in via Falck.‭” ‬ci racconta.‭ “La Falck dava molto come alloggi.‭ ‬Noi avevamo la bicicletta per girare all’interno.‭ ‬La‭ ‬nostra bicicletta con la targa,‭ ‬gialla.‭” L’ingegnere Andrea Alfieri,‭ ‬che ha lavorato alla Falck dal‭ ‬1964‭ ‬al‭ ‬1992,‭ ‬racconta delle sensazioni provate la prima volta che ha rimesso piede nello stabilimento dove lavorava.‭ “‬Tutta la mia vita aziendale l’ho passata qui‭” ‬confessa, ‬”ho provato nostalgia”‭, ‬perché a colpirlo è stato il forte cambiamento rispetto ad un tempo e il vuoto che rimane rispetto alle piene giornate passate lì‭, “e tristezza‭” ‬nel sentire il suono assordante del silenzio dove prima c’era sempre rumore.‭

‬Ci racconta il clima lavorativo nell’azienda: ‭”‬La si prendeva un po‭’ ‬sul ridere.‭ ‬Il bergamasco,‭ ‬ad esempio,‭ ‬veniva preso in giro per il suo accento e gli stereotipi che riguardavano gli abitanti della sua città ma,‭ ‬allo stesso tempo,‭ ‬era lui stesso a vantarsi del suo carattere,‭ ‬tipico di quelle zone.‭ ‬A parte questo,‭ ‬ancora oggi è rimasta una certa familiarità tra gli ex operai.‭ ‬Quando ci si vede all’inizio magari ci si avvicina l’un l’altro con un po‭’ ‬di timidezza,‭ ‬ma quando poi ci si riconosce si ritorna subito a quel clima,‭ ‬si va a prendere un caffè insieme e si chiacchera.‭”
‬Importante era anche la devozione al lavoro e l’impegno costante.‭ “‬Una cosa importantissima è la motivazione,‭ ‬del lavoro nella Falck è l’elemento che ho cercato di riportare durante le mie esperienze lavorative successive.‭ ‬E‭’ importante motivare i dipendenti,‭ ‬questi non devono trovare soltanto una motivazione economica ma anche psicologica nel lavoro:‭ ‬devono sentirsi apprezzati e parte della fabbrica‭; ‬alla Falck questo aspetto era molto presente.‭ ‬Il clima era molto familiare,‭ ‬permettevo alle persone con cui lavoravo di farmi anche delle critiche,‭ ‬cercavo di ragionare insieme a loro.‭”

Abbiamo chiesto all’ingegnere Rossini quale fosse la consapevolezza dei rischi sul lavoro e dei danni per la salute dovuti all’utilizzo di materiali pericolosi ed egli ci ha risposto difendendo la sua azienda.‭ “‬Materiali pericolosi non ce n’erano,‭ ‬situazioni di pericolo indubbiamente c’erano,‭ ‬come fare la manutenzione sulla gru,‭ ‬in cui bisognava stare attenti a non legarsi con la catena e la cintura.‭ ‬Quando‭ ‬io sono venuto alla Falck,‭ ‬era un periodo in cui c’erano molti incidenti.‭ ‬Ricordo che c’era una campagna allora,‭ ‬parlo degli anni‭ ‘‬50.‭ ‬Sull’Espresso si parlava di un morto al mese.‭ ‬Da quel momento la Falck ha messo in piedi un servizio antinfortunistico e come incidenti‭ ‬eravamo i più bravi nel‭ ‬nostro campo,‭ ‬nel campo siderurgico.‭” L’ingegnere Alfieri si dice a favore di una riqualificazione che riesca a mantenere intatta l’essenza.‭ “‬Questo capannone potrebbe diventare un museo,‭ ‬un centro commerciale o qualsiasi cosa.‭ ‬Si tratta di conservare un pezzo di storia,‭ ‬i nostri antenati l’hanno fatto ed il Colosseo a Roma c’è ancora”.

(Testi Angela Meduri, Elena Greco, Enea Travaglino, Lorenzo Prostamo e Maria Stella Ventura)

“Il turismo industriale… queste sono le nostre civiltà antiche da scoprire, è la nostra storia”. “Io vengo da Faenza, da un’area rurale. Il meccanico da me era quello che aggiustava le biciclette. Quando sono arrivato a Sesto la sensazione è stata…. meraviglia! Tutti si muovevano veloci e lavoravano vicini”. “La nostra materia prima erano i rottami”. “Avevamo tutti le biciclette gialle, con la targa, per girare all’interno della fabbrica, un po’ come oggi la macchina aziendale”. “Io abito ancora nell’area Falck. Abbiamo il trefolo, il trefolo in fronte, noi della Falck!”.

(Citazioni tratte dall’intervista ad Antonio Rossini, nato a Faenza nel 1931, ingegnere ed ex dipendente Falck. Testo Flavia Pizzi)

“Perchè vedi: questo era un posto dove si lavorava, e ora? Come si è trasformato? Cosa ci fanno le persone qui? Perchè ci sono queste cose? Insomma, non dovrebbero essere in una fabbrica…no? Vorrei sapere la loro storia “.

(Testo Benedetta Bolis)

Nello stabilimento T5 c’era tanto silenzio, che è stato rotto da un falchetto che volava li intorno, sembrava quasi infastidito dalla nostra presenza, evidentemente non era abituato a tutte queste persone!

(Testo Chiara Ferri)

XS Industrie (r)esistenti
Questo edificio ha ispirato le foto, i testi e le didascalie di Benedetta Bolis, Ivan Congiu, Milena Koceva, Giulia Fallara e Chiara Ferri del gruppo “intreccio di contrasti” | Marco Valenza, Fabio Infurna, Domenico Zappone ed Ester Desirèe Telaretti del gruppo “pieni e vuoti” | Flavia Pizzi del gruppo “(s)punti di vista” | Angela Meduri, Elena Greco, Enea Travaglino, Lorenzo Prostamo e Maria Stella Ventura del gruppo “il tempo che si ferma”.

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