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Villa Manzi Il monumento ad un passato che non c'è più

Villa Manzi

Via Toscanelli, Rivabella (RN)
  • TIPOLOGIA: Albergo
  • STATO DI CONSERVAZIONE: Rovina

Tags: Un estate al mare

Villa Manzi è una pensione di fronte alla spiaggia di Rivabella di Rimini lungo via Toscanelli.

Ormai in stato di abbandono e disuso, fu costruita attorno alla metà degli anni 50 e rimase in uso fino al 1999. Genericamente, si può dire che è il classico esempio del piccolo albergo costruito nel dopoguerra di cui il territorio riminese è tanto fittamente popolato.

Nel 2014 è stata la sede della V edzione di Matrioška: ogni stanza è stata abitata da un designer che l’ha dipinta a suo gusto e resa unica. Anche i muri esterni dell’edificio sono stati imbellettati e reinfusi di nuova vita da writer e artisti, in una vera e propria opera d’arte a cielo aperto. In omaggio a Elio Pagliarani, sulla spiaggia privata di Villa Manzi, Sonia Bergamasco ha interpretato al tramonto “La ragazza Carla”, accompagnata dalle note di Teho Teardo. L’anno successivo, Villa Manzi è stata occupata dagli attivisti del Paz, infine scacciati a fatica dalle forze dell’ordine.

Ma in realtà cos’è Villa Manzi? Come tanti altri immobili abbandonati della Riviera, Villa Manzi è il monumento a un passato che non c’è più: è un monumento alle vacanze dei bambini degli anni 60 e 70, i bambini del miracolo economico. Vacanze che iniziavano con i grandi esodi in autostrada: fabbriche e uffici chiudevano tutti insieme e, “slam”!, in men che non si dica tutti erano già sui sedili delle auto, a sognare la frescura della spiaggia, in lungo viaggio rovente intervallato solo dalla litania del “Quanto manca?”. Vacanze del tutto diverse da quelle supertecnologiche ed organizzate di oggi.

Vacanze in cui c’erano solo sabbia, acqua salata, libertà …. bambini che scorazzavano, madri che urlavano frasi di rimprovero, padri che si fingevano annoiati ma non vedevano l’ora di andare a mettere i piedi nell’acqua, nonni protagonisti o spettatori di infinite partite a carte o a bocce.

Vacanze che duravano settimane, settimane che sembravano eterne. Per quelle settimane eravamo tutti bambini caduti in un parco giochi senza ingresso e senza barriere, la cui memoria ci avrebbe permesso di affrontare il nuovo inverno, con in bocca già il sapore della prossima estate al mare.

Testo di Benedetta Zavatta per Il Palloncino Rosso